peccato

Cultura

2022

Spieghiamo cos'è il peccato secondo la tradizione giudaico-cristiana, cos'è il peccato originale e quali sono i peccati capitali.

Il cristianesimo comprende il peccato come un allontanamento da Dio.

Che cos'è il peccato?

Il peccato è una trasgressione volontaria e consapevole di una legge religiosa, cioè l'atto di infrangere i comandamenti proposti dal credo o dal dottrina di una religione. Generalmente, queste leggi sono considerate sacre o divine, cioè per desiderio o istruzione di Dio al Umani, e quindi ad ogni peccato corrisponde un qualche tipo di punizione o compensazione, sia nella vita che nell'aldilà.

Il parola peccato deriva dal latino peccato, un termine che gli antichi romani originariamente usavano come sinonimo di inciampo o di errore, senza le stesse connotazioni religiose, poiché la cultura romana classica ruotava attorno alla nozione di onore, e non intorno alla colpa.

Il concetto di peccato come lo intendiamo oggi è sorto con il cristianesimo, una religione che aveva radici nella tradizione ebraica (in ebraico la parola per peccato è jatta'th, traducibile come "err"). Quando il cristianesimo divenne la religione dominante in Occidente, iniziò a cambiare il significato di molte parole latine, dando loro un nuovo significato morale, sociale e religioso.

Secondo la tradizione giudaico-cristiana, il peccato deve essere inteso come l'allontanamento dell'essere umano da Dio, o almeno dal cammino che Dio gli ha tracciato. Tuttavia, nella visione di umanità che suscita il Nuovo Testamento, siamo tutti in una certa misura peccatori, ed è proprio la religione ad offrirci conforto e compenso, cioè a riportarci sulla retta via attraverso la penitenza e la preghiera .

Nel suo momento di maggiore influenza culturale in Occidente e nel mondo, il cristianesimo non solo difese questa visione del mondo, ma sviluppò anche tutta una classificazione dei peccati, differenziandoli secondo la loro gravità, la loro natura, il loro motivo o il loro modo: lì erano peccati mortali, peccati di azione e peccati di pensiero, ecc.

Fu così composto un codice morale e culturale che ebbe grande importanza nella storia del EuropaAmerica, che ha rappresentato l'emergere della colpa e dell'espiazione come valori religiosi supremi in Occidente.

Il peccato originale

Adamo ed Eva furono espulsi dal paradiso per aver disubbidito a Dio.

Una delle forme di peccato più importanti nell'immaginario cristiano è il cosiddetto "peccato originale" o "peccato ancestrale", dal quale nessun essere umano è esente. Secondo questa dottrina, gli esseri umani portano la colpa della nostra caduta dalla grazia e dell'espulsione dal paradiso, avvenuta all'inizio dei tempi, e come conseguenza della disobbedienza alla legge da parte dei primi esseri umani (Adamo ed Eva). Volere espresso di Dio.

Secondo il racconto biblico, questa disubbidienza consisteva nel mangiare il frutto dell'albero di conoscenza, che era proibito da Dio, offrendo in cambio il resto del giardino dell'Eden. Tentata dal serpente, che era uno spirito malevolo, Eva mangiò il frutto proibito e lo diede anche ad Adamo, e di conseguenza entrambi furono espulsi dal paradiso, perdendo l'immortalità e venendo puniti con il lavoro e il parto doloroso.

L'idea di questo peccato primordiale è nata intorno al II secolo ed è attribuita al vescovo di Lione, sant'Ireneo (c. 130-c. 202). È stato oggetto di studio, interpretazione e dibattito da parte di diversi esperti e autorità religiose del cristianesimo nel corso dei secoli, ed è ciò che dà senso al battesimo cristiano, rito con il quale i neonati o i nuovi cristiani vengono liberati dal peso del peccato originale, a partire loro sulla via della redenzione.

I peccati capitali

Nella gerarchia cristiana dei peccati umani, i peccati capitali, cardinali o mortali sono i più gravi, poiché sono considerati come i peccati che generano altri peccati.

Questa categoria di peccati è stata definita e ridefinita nella storia del cristianesimo, variando il numero e il nome dei peccati: per Giovanni Cassiano nel V secolo erano otto, mentre per papa Gregorio I nel VI secolo erano solo sette. Quest'ultima visione è quella che si è tenuta fino ad oggi.

I peccati capitali sono i seguenti:

  • Orgoglio o orgoglio. Il più grave e primordiale dei sette peccati capitali è la superbia, poiché si ritiene che da essa nascano, in un modo o nell'altro, tutti gli altri. È il peccato di Lucifero nel voler detronizzare Dio, e consiste proprio nel credersi più o meglio di quello che è, ponendosi al di sopra di Dio e dei suoi comandamenti divini.
  • Vai a, rabbia o rabbia. Peccato inteso come rabbia eccessiva o incapacità di contenerla, potendo agire di conseguenza in maniera violenta, intollerante o risentita. È considerato peccato perché contraddice il mandato divino di amare agli altri come a se stessi.
  • Avarizia. Un peccato di eccesso, caratterizzato dall'irrefrenabile e insaziabile desiderio di accumulare ricchezze, o dalla paura di lasciar andare le proprie, cioè diametralmente opposte alla generosità.
  • Invidia. Di natura simile all'avidità, è intesa come il desiderio insaziabile per le cose degli altri, arrivando all'estremo di rallegrarsi o promuovere la sventura altrui, per privare gli altri di ciò che possiedono. È un peccato che va contro l'amore del prossimo.
  • Lussuria. Il peccato inteso come eccesso di desiderio sessuale, ovvero desiderio sessuale incontrollato che non può essere soddisfatto senza perseguire la riproduzione, ma piacere per il piacere stesso. Questo peccato si manifesta in comportamenti come adulterio, promiscuità o stupro.
  • Gola. Questo peccato consiste nell'insaziabile appetito o sete, o che è lo stesso, il desiderio di mangiare, bere e consumare sostanze (come le droghe) senza avere sete o fame, perseguendo il puro piacere di consumare. Lontano dalla moderazione e dalla sopravvivenza, si esprime in comportamenti come l'ubriachezza, la gola o la dipendenza.
  • Pigrizia. Questo peccato è inteso come incapacità di farsi carico della propria esistenza, non per mancanza di risorse, ma di motivazione o temperamento. Si manifesta attraverso l'abbandono e la passività, comportamenti che violano l'ordine divino di prendersi cura della propria vita.
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