volere

Conoscenza

2022

Spieghiamo cos'è la volontà, il suo significato in filosofia, nel diritto e il suo rapporto con il dovere. Inoltre, forza di volontà.

La volontà è sempre legata alla coscienza, alla lucidità e alle proprie decisioni.

Qual è la volontà?

La volontà è la capacità di un individuo di prendere decisioni e organizza il tuo condotta, cioè disporre di se stesso con autonomia. Pertanto, le cose che facciamo volontariamente sono quelle che facciamo con la piena intenzione di farle, al contrario di ciò che facciamo involontariamente.

Questa parola deriva dal latino volontà, derivato dal verbo ho volato ("Voglio"), quindi è intimamente legato al desiderio, cioè a ciò che vorremmo fare o realizzare, e, quindi, a ciò che proponiamo. Per questo si parla di "buona volontà" o di "cattiva volontà" quando si fanno le cose, per dire che sono state fatte pensando di fare il bene o che sono andate a buon fine, o al contrario, nel fare il male o indipendentemente da come rivelarsi.

È anche comune fare riferimento al "testamento" o testamento: un documento che specifica i desideri di a persona che è morto, soprattutto per quanto riguarda i suoi beni e il suo denaro. O anche della "volontà divina", che diventerebbe mandato di Dio, cioè ciò che Dio vuole che accada e che, quindi, deve accadere.

La volontà è sempre legata alla coscienza, alla lucidità e alle proprie decisioni, in modo che ciò che si fa sotto stato di coercizione, o sotto l'effetto di sostanze, non si consideri compiuto volontariamente. La volontà è necessariamente espressione della soggettività delle persone.

Forza di volontà

La forza di volontà è la capacità di sostenere un comportamento desiderato o di insistere finché qualcosa che si desidera si materializza. In altre parole, è il tenacia, l'insistenza, la determinazione. Le persone dotate di grande forza di volontà sono in grado di prendere e sostenere decisioni volontariamente e con fermezza, senza troppe esitazioni e rimpianti, e soprattutto senza vacillare e arrendersi prima di aver portato a termine il compito.

Ad esempio, ci vuole molta forza di volontà per cambiare la propria abitudini da altri, poiché una volta abituati a fare qualcosa in modo sostenuto, ci vuole molto per interrompere la tradizione e fondarne una nuova. Ecco perché i fumatori, ad esempio, fanno fatica a rompere l'abitudine, pur sapendo che è dannosa per loro e per chi gli sta vicino.

Maggiore è la forza di volontà, più facile sarà rompere e/o sostenere le abitudini. Tuttavia, la forza di volontà è legata ai livelli di energia psichica, per cui non sempre si ha la stessa capacità di esercitare la propria volontà. È noto che una cattiva alimentazione, la mancanza di sonno e l'irrequietezza emotiva hanno un impatto importante sulla forza di volontà disponibile.

Volontà in filosofia

Rousseu nel suo "Contratto sociale" ha privilegiato la volontà del popolo rispetto a quella del monarca.

La volontà è stata fin dall'antichità un elemento centrale nelle riflessioni filosofiche della umanità. Lo stesso Platone (c. 427-347 a.C.) nell'antica Grecia ne parlava come sede del responsabilità individuale. Da parte sua, il suo discepolo Aristotele (384-322 a.C.) mise in relazione il testamento con il etica, collegando il virtù.

Questo sarebbe il fondamento del pensiero cristiano successivo, la cui dottrina proponeva che Dio dotasse gli esseri umani di libero arbitrio, cioè di autonomia e di libero arbitrio per vivere la propria vita, e quindi li avrebbe giudicati alla fine di essa.

Quindi, in questa tradizione filosofica, l'idea della volontà è strettamente legata a quella di Libertà, poiché la volontà si esercita solo quando siamo liberi di scegliere da soli.

Pensatori successivi come René Descartes (1596-1650) aggiungono che le scelte consapevoli possono essere fatte solo quando sono disponibili informazioni complete per giudicare, così che più la volontà è illuminata o istruita, più è libera. Questo è l'ideale di Rinascimento e del Illustrazione nato in Europa.

Altri filosofi come Baruch de Spinoza (1632-1677), Immanuel Kant (1724-1804) e Arthur Schopenhauer (1788-1860) hanno dedicato gran parte del loro lavoro alla volontà, quest'ultimo arrivando a postulare che è "il realtà ultimo” che sta alla base del mondo dei sensi.

Da parte sua, il francese Jean-Jacques Rousseau (1712-1778) propose in Il contratto sociale il concetto di “volontà generale”, che diverrebbe volontà del popolo, soppiantando così di importanza la volontà del re, tradizionalmente considerata un mandato divino, per voce delle masse, in cui il potere risiede nella democrazia moderna.

Come possiamo vedere, è un concetto ampiamente discusso nella filosofia occidentale e con cui la filosofia analitica e la psicologia si occupano ancora oggi.

Volontà e dovere

Nelle considerazioni filosofiche del tedesco Immanuel Kant, la volontà è sempre stata misurata da quelli che ha battezzato come imperativi categorici, che sono comandamenti autonomi dell'individuo, senza alcuna ideologia o ideologia che li media. religione, e che governa il comportamento umano nelle sue più diverse manifestazioni.

In tal modo Kant propone di distinguere tra la volontà che agisce per dovere e la volontà che agisce per dovere, cioè tra coloro che seguono le regole perché temono la punizione, o perché sono state imposte dall'esterno, e coloro che scelgono di seguire le regole, cioè scelgono di agire secondo le disposizioni del regole.

Così, Kant indaga la natura dell'etica e ciò che è buono, a partire dalla nozione di volontà. Conclude che la volontà «santa», cioè quella che agisce senza essere toccata da inclinazioni o tendenze individuali, non è buona perché agisce per dovere, ma «agisce per dovere perché è buona».

Volontà in legge

Nel mondo giuridico, la volontà è pensata come intenzione umana, basata sull'idea che tutto cittadino è in grado di assumere liberamente ciò che fa e discernere le conseguenze legali che ciò avrebbe.

Infatti, una delle cose che ogni processo penale cerca di determinare è quale fosse la volontà dell'imputato, indipendentemente dal fatto che egli abbia effettivamente commesso o meno il reato; un delitto commesso con la piena volontà di commetterlo è sempre più grave di quello commesso accidentalmente o per coercizione. Il concetto di volontà, invece, viene utilizzato per gli atti giuridici unilaterali, mentre negli atti bilaterali si utilizza quello di consenso.

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