Spieghiamo cos'è il dialogo, le sue caratteristiche e classificazione. Inoltre, dialogo diretto, dialogo indiretto e monologo.
Nel dialogo gli interlocutori si alternano nei ruoli di mittente e destinatario.Che cos'è il dialogo?
Comunemente, per dialogo si intende lo scambio reciproco di informazione tra un mittente e un destinatario attraverso un mezzo orale o scritto. Si tratta, cioè, di una conversazione tra due interlocutori che si alternano nei rispettivi ruoli di mittente e destinatario, in maniera ordinata.
La parola dialogo deriva dal latino dialogico e questo a sua volta dal greco dialoghi (giorno-: “attraverso”, e loghi: “Parola”), che letteralmente significa “attraverso la parola”. Questo ci dà già un'idea di quanto siano stati importanti i dialoghi nel storia del umanità, come strumento di comprensione reciproca, generalmente in sostituzione del violenza.
Allo stesso modo, i dialoghi fanno parte del risorse letterarie chi possiede un'opera per mostrarci due o più caratteri, o per farci conoscere parte delle informazioni che si scambiano, come se fossimo loro testimoni. Pertanto, è comune trovarli nella maggior parte delle rappresentazioni artistiche. narrazioni.
D'altra parte, nel antichità, costituivano il metodo adatto a insegnamento sì apprendimento tra maestro e allievo, messo in pratica dalla scuola dei socratici, cioè gli allievi del filosofo Socrate.
Tipi di finestre di dialogo
Le conversazioni tra i personaggi sono dialoghi letterari esterni.La classificazione dei dialoghi è complessa, poiché dipende dal contesto in cui si verificano.
In linea di principio, possiamo distinguere tra dialoghi orali e scritti. I primi avvengono attraverso l'uso della voce e sono effimeri, cioè appartengono all'istante in cui si verificano. Da parte loro, i secondi si verificano attraverso la scrittura e durano più a lungo, poiché possono essere letti più e più volte.
Una seconda distinzione separerebbe i dialoghi letterari (quelli che compaiono in opere artistiche) e dialoghi non letterari (il resto), che comprende la seguente classificazione:
- Dialoghi letterari. Quelli che ritroveremo nelle storie, storie, romanzi, suona e persino film, e questo può essere:
- Dialoghi interni. Si verificano nella testa di un personaggio, nella sua immaginazione o nella sua memoria, o possono anche avvenire tra il personaggio e il suo io interiore.
- Dialoghi esterni. Coloro che hanno un carattere con altri personaggi, e che costituiscono parte del complotto del lavoro.
- Dialoghi non letterari. Quelle che non hanno una chiara intenzione artistica, o che non fanno parte di un'opera poetica, ma di situazioni di vita reale, o trascrizioni delle stesse. In tal senso possono essere:
- Dialoghi formali. Di tipo pianificato, in assenza di affetti o stretti rapporti tra gli interlocutori, risponde solitamente a formule e protocolli a partire dal io rispetto.
- Dialoghi informali. Si verificano in modo non pianificato o tra persone altamente fidate, usando spesso espressioni gergali e colloquiali, maleducazione, cioè senza necessariamente mantenere le buone maniere.
Dialogo diretto e dialogo indiretto
Entro le possibilità del dialogo scritto, che sia o meno un personaggio letterarioTroviamo una distinzione importante, che ha a che fare con il discorso diretto e il discorso indiretto. Ci riferiamo, analogamente, a:
- Dialogo diretto. È quello in cui possiamo verificare ciò che dice ogni interlocutore. Solitamente utilizzano linee di dialogo per separare e scandire ogni intervento degli interlocutori, come nel caso seguente:
Hai già mangiato, figliolo?
No, mamma. Io non ho fame.
- Dialogo indiretto. La figura di un narratore ci dice cosa dice ogni interlocutore. In altre parole, tutto il contenuto comunicativo ci viene riferito da una terza parte, come segue:
"La madre ha chiesto al figlio se avesse mangiato, e lui ha risposto di no, ma che non aveva nemmeno fame".
Il monologo
Il monologo di Amleto è uno dei più famosi nella storia della drammaturgia.A differenza del dialogo, un monologo coinvolge un solo partecipante. Cioè è una “conversazione” in cui parla un solo interlocutore, o perché l'altro tace, o perché non è presente. Questa è una risorsa molto frequente nella drammaturgia, ma si può trovare anche nella narrativa (romanzi, racconti).