ascetismo

Conoscenza

2022

Spieghiamo cos'è l'ascetismo nella religione e nella filosofia. Inoltre, la sua storia e rappresentanti in Oriente e in Occidente.

Gli asceti abbracciano l'astinenza, la solitudine, la povertà o persino il digiuno.

Che cos'è l'ascetismo?

L'ascetismo è un dottrina religioso e/o filosofico che persegue la purificazione dello spirito attraverso la privazione del corpo dei piaceri materiali. Vale a dire, sono asceti tradizioni che abbracciano l'astinenza, la solitudine, la solitudine, povertà e il digiuno, tra le altre forme di privazione materiale, come vie per l'illuminazione mistica.

L'ascesi può far parte di tradizioni culturali molto diverse tra loro, ma generalmente concepiscono l'illuminazione come un processo rimosso dai piaceri mondani e dalla vita terrena. Coloro che lo praticano sono conosciuti come asceti o anacoreti.

Questo tipo di pratica ha una storia millenaria in Oriente, specialmente nel Buddismo Zen e in altre tradizioni ascetiche indù. Era presente anche al Islamspecialmente nella mistica del sufismo.

Tuttavia, il termine "ascetismo" è di origine greca: nell'antichità classica si parlava di askesis riferirsi alla dottrina degli esercizi atletici e militari che avrebbero dovuto condurre alla cittadino greco verso virtù.

C'è anche una tradizione ascetica cristiana molto vasta, composta da vari ordini religiosi che cercavano una maggiore vicinanza a Dio attraverso la rinuncia: voti di castità e povertà, confinamento volontario nei monasteri, o addirittura l'abbandono della vita urbana.

Un esempio di ascetismo cristiano furono i "Padri del deserto" o "Padri della terra desolata" del VI secolo, che lasciarono le città romane per recarsi in solitudine nei deserti della Siria e dell'Egitto. Casi simili compaiono nelle chiese ortodosse e cattoliche, nelle quali era frequente la punizione del corpo o la rinuncia ai piaceri.

Una delle scuole ascetiche più conosciute era quella spagnola, che durò dal Baja Medioevo fino al XVII secolo, e che ebbe molteplici aspetti: il gesuita, il carmelitano, il francescano, l'agostiniano, il domenicano, e così via. Lo stesso San Giovanni della Croce (1542-1591) scrisse che "Bisogna perdere il gusto per l'appetito delle cose".

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